Nato a Monza (MB) nel 1899 e morto a Bellamonte (TN) nel 1980. Mobilitato con i “ragazzi del ‘99”, dal 1917 partecipa alla Prima guerra mondiale con il grado di sottotenente di fanteria. Durante il ventennio fascista esercita la professione forense senza mai compromettersi con il regime. Richiamato alle armi nel 1939 è comandante della compagnia comando del 5° reggimento alpini con il quale vive l’esperienza della guerra e della disastrosa ritirata sul fronte russo, guadagnandosi una decorazione al valore militare sul campo. Rimpatriato nel marzo 1943, avvia a Monza e a Milano i primi contatti con gli ambienti antifascisti. All’armistizio dell’8 settembre 1943 riesce a sfuggire alla deportazione e con una settimana di marcia attraverso valli e monti raggiunge Santa Caterina Valfurva, conducendo in salvo una ventina di militari sbandati. Sua la proposta, accettata ma di fatto poi abbandonata dagli alleati, di sostenere con adeguate forniture di materiale bellico la liberazione di una valle di confine – in primis la Val d’Ossola – in cui concentrare le formazioni del partigianato locale, coordinandone l’attività con quella che, nell’estate di quell’anno, sembra prefigurarsi come l’offensiva conclusiva delle operazioni angloamericane sul fronte italiano. Stucchi raggiunge la Val d’Ossola dove, dopo la creazione della zona libera è nominato dal CLNAI coordinatore militare di tutte le forze partigiane. Caduta la repubblica dell’Ossola, riprende le funzioni di delegato militare a Lugano continuando contemporaneamente a prodigarsi in aiuto del movimento.