REPUBBLICA DELL'OSSOLA 70° ANNIVERSARIO 1944 - 2014

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PARTIGIANI - REPUBBLICA DELL'OSSOLA

Dionigi Superti

Nato a Napoli nel 1899 o 1902 e morto a Madrid nel 1968, è stato un aviatore e partigiano italiano.
Comandante della formazione partigiana “Valdossola”, ha contribuito, insieme ad Alfredo Di Dio e Moneta, alla formazione della Repubblica dell’Ossola mettendo in atto il piano di liberazione dell’Ossola.
Dopo la riconquista da parte dei nazifascisti del territorio ossolano, si rifugiò in Svizzera dove fu internato. Fece ritorno in Italia qualche giorno prima il 25 aprile 1945.

 

 

 

Alfredo Di Dio

Nato a Palermo nel 1920, con il nome di battaglia Marco, è stato un partigiano e militare italiano, medaglia d'oro al valor militare alla memoria.
Comandate della formazione partigiana Valtoce, diede un forte contributo alla liberazione ed alla difesa del territorio ossolano. Firmò la resa di Domodossola da cui nacque la splendida esperienza dei quaranta giorni di libertà della Repubblica dell'Ossola. Durante le operazioni di ritirata, dopo il periodo della Repubblica ossolana, Di Dio cadde in un’imboscata. Precipitando sotto il fuoco nemico morì a Finero nel 1944.

 

Aristide Marchetti

Nato a Laveno-Mombello nel 1920 e morto a Roma nel 1994, è stato un partigiano, politico e antifascista italiano. Agli inizi del 1944 lasciò Laveno trasferendosi a Varzo ed entrò nella Resistenza italiana, diventando uno dei più arditi partigiani prima con la Divisione Valtoce delle Fiamme Verdi e poi con la formazione autonoma (di prevalente ispirazione cattolica) di Alfredo Di Dio, "Marco". Come ufficiale e commissario politico della "Divisione Valtoce ha vissuto in prima persona la esaltante e sfortunata pagina della costituzione della Libera Repubblica dell’Ossola, divenendo una delle figure più prestigiose del mondo partigiano cattolico. Caduta la Repubblica ossolana e sciolta la Giunta di Governo fu costretto, come centinaia di altri partigiani, a riparare in Svizzera dove fu accolto nel campo di internamento per militari di Murren nell'Oberland bernese.

 

Giovanni Marcora

Nome di battaglia "Albertino", nasce a Inveruno nel 1922 e muore, sempre a Inveruno, nel 1983, è stato un partigiano, imprenditore e politico italiano, nonché più volte ministro della Repubblica Italiana. Partecipò alla resistenza italiana, militando nella "Brigata Val Toce", molto attiva nella liberazione della val d'Ossola, di cui lui diventerà vicecomandante nel Raggruppamento divisione Fratelli Di Dio.

 

Nino Chiovini

Nato a Verbania nel 1923, deceduto a Verbania nel maggio del 1991, perito chimico, storico della Resistenza.  L’8 settembre 1943  decise di entrare nella Resistenza. Raggiunte le alture della Val Grande sovrastanti Verbania, organizza una formazione partigiana che si chiamerà “Giovane Italia” e che si trasformerà in una “volante” , poi collegata alla 85ma Brigata Garibaldi “Valgrande Martire”. Sopravvissuto ai rastrellamenti delle SS e all’eccidio di Trarego del giugno 1944 (300 i partigiani morti), Chiovini si batterà contro i nazifascisti e parteciperà alla costituzione della “Repubblica dell’Ossola” col nome di battaglia di “Peppo”. Con la sua “volante” contribuirà poi alla liberazione di Verbania e di Cannobio.

 

Aldo Aniasi

Nato a Palmanova (Udine) nel 1921 e morto a Milano nel 2005 era presidente della FIAP, ex sindaco di Milano ed ex parlamentare socialista, Medaglia d'argento al valor militare. Studente, era sfollato a Lodi quando, nelle settimane successive all'armistizio del 1943, si portò in Valsesia con una ventina di giovani lodigiani e codognesi, che avrebbero dato vita al distaccamento "Fanfulla" (poi battaglione), della XV Brigata d'assalto Garibaldi. Il giovane - che anagrammando, in modo imperfetto, il suo vero nome si faceva chiamare Iso Danali - entrò in contatto con il Comando di Cino Moscatelli e, nella primavera del 1944, passò nell'Ossola, diventando comandante della 2a Divisione Garibaldi "Redi".

 

Filippo Beltrami

Nato a Cireggio nel 1908, morto a Megolo nel 1944, architetto, Medaglia d'oro al Valor Militare alla memoria. All'epoca capitano d'artiglieria, l'8 settembre del 1943 Beltrami si era trasferito, con moglie e figli, da Milano a Cireggio, in una villa di famiglia. Noto nella zona per le sue idee antifasciste, l'architetto fu ben presto avvicinato da alcuni giovani comunisti che, con un gruppetto di militari sbandati, avevano costituito una formazione partigiana sopra Quarna. Gli offrirono di comandare la piccola banda e il capitano accettò. A dicembre il gruppo contava già oltre duecento effettivi le cui azioni, come dimostrò indirettamente l'articolo su La Stampa, cominciarono a diventare un serio problema per le forze d'occupazione. Per questa ragione il Comando tedesco di stanza a Meina, approfittando del fatto che, nel corso delle ultime azioni, i partigiani di Beltrami erano stati duramente provati, decise di proporgli una sorta di salvacondotto per sgombrare dalla zona. Un colloquio tra il comandante partigiano e quello tedesco, Simon, si concluse con una frase di Beltrami, sferzante come quelle della lettera che aveva spedito a Pettinato dopo la pubblicazione dell'articolo: "qui siamo a casa nostra, siete voi che dovete andarvene". Il giorno dopo l'incontro, i tedeschi attaccarono di sorpresa e con forze soverchianti la base partigiana di Megolo, che fu occupata soltanto quando i partigiani di Beltrami caddero ad uno ad uno o finirono le munizioni.

 

 
 

Armando Calzavara

Nato a Istrana (Treviso) nel 1919 e morto a Roma nel 2000. Medaglia d’argento al valor militare. Nono di dodici fratelli, studiava Lingue a Ca’ Foscari quando era stato chiamato alle armi. Sorpreso dall’armistizio in Piemonte, l’ufficiale trevigiano si diede subito alla macchia con alcuni militari del suo reparto, al comando dei quali, col nome di battaglia di “Arca”, costituì una banda partigiana nella zona di Pinerolo (TO). Nel novembre del 1943, il piccolo gruppo, attaccato in forze dai nazifascisti, si disperse ed “Arca”, con i pochi uomini che erano sopravvissuti, si spostò in Valdossola, dove organizzò una nuova formazione che, nei mesi successivi divenne la Brigata “Cesare Battisti”, con un organico di circa 80 partigiani. Nell’ottobre del 1944, “Arca” e i suoi uomini sarebbero stati in prima fila nella difesa della “repubblica partigiana” e invece di riparare in Svizzera, come furono costrette a fare alcune formazioni di patrioti di fronte alle schiaccianti forze nemiche, restarono nella zona per riorganizzarsi. Diventato commissario politico di un settore operativo, Calzavara divenne poi il comandante di una nuova Divisione partigiana che nell’aprile del 1945 partecipò all’insurrezione popolare dell’Ossola e del Varesotto.

 

Eugenio Cefis

Nato a Cividale del Friuli nel 1921 e morto a Lugano nel 2004. Proveniente dalla carriera militare, durante la Resistenza fu vice comandante della Divisione Valtoce con il soprannome «Alberto». Fu tra i fondatori della Repubblica dell'Ossola. In quegli anni conobbe Enrico Mattei, che affiancò nell'attività di ristrutturazione dell'AGIP e, in seguito, nella fondazione dell'ENI. Per il suo ruolo nella loggia massonica P2 e i forti sospetti avanzati da Mauro de Mauro e Pier Paolo Pasolini su un suo coinvolgimento nell'attentato a Enrico Mattei, cui succedette come Presidente dell'ENI, è una delle figure più controverse.

 

Filippo Frassati

Nato a Pistoia nel 1920 e morto a Pisa nel 1991, da famiglia medio borghese, fu Ufficiale di complemento del Regio Esercito nei Balcani; rientrato in Italia passò alla lotta di liberazione, divenne comandante partigiano in Val d’Ossola e responsabile della piazza di Cannobio sul Lago Maggiore con la Brigata partigiana “Perotti” poi confluita nella Divisione partigiana “Piave”. Condannato a morte dalla Repubblica Sociale, rimase ferito in uno scontro a fuoco, ma riuscì a sfuggire alla controffensiva nazifascista dell’ottobre ’44. Passato ufficiale effettivo nel primissimo dopoguerra, insignito della Medaglia d’argento al Valor militare venne ammesso nello stretto entourage del Luogotenente Generale del Regno Umberto, ma poco dopo lasciò l’Esercito per divenire dirigente e storico del Partito comunista.

 

Eraldo "Ciro" Gastone

Nato a Torino nel 1913 morto a Novara nel 1986 fu ragioniere, sino al 1948, ufficiale dell'Aeronautica, amministratore e parlamentare comunista. L'armistizio dell'8 settembre 1943 coglie il giovane ufficiale mentre sta rientrando a Novara. "Ciro" (questo il nome che Gastone avrebbe assunto durante la Resistenza), riesce ad evitare di essere catturato dai tedeschi e diventa uno dei primi e più attivi organizzatori delle formazioni partigiane in Piemonte. Divenuto comandante del Raggruppamento Divisioni garibaldine della Valsesia, Cusio, Verbano e Ossola, Gastone ha elaborato i piani delle più importanti battaglie partigiane combattute nella regione. Nell'estate del '44 "Ciro" guida la liberazione della Valsesia e il successivo sganciamento delle formazioni; elabora il piano di "pianurizzazione" della guerriglia; propone un piano di sganciamento della zona libera dell'Ossola, che purtroppo verrà disatteso.

 

Vincenzo "Cino" Moscatelli

Nato a Novara nel 1908, morto a Borgosesia nel 1981 fu partigiano e politico italiano. Dopo l'8 settembre 1943 è tra i promotori del Comitato valsesiano di Resistenza (il futuro CLN), che organizza gli sbandati e la guerriglia. Arrestato il 29 ottobre dai Carabinieri, su richiesta del comando germanico di Vercelli, viene prontamente liberato dai suoi compagni e da numerosi concittadini che attaccano la caserma. Si rifugia sul monte Briasco e organizza con Eraldo Gastone (Ciro), azioni di guerriglia con il distaccamento "Gramsci", contro il quale dal dicembre 1943 vengono inviate truppe nazifasciste. Il numero dei seguaci di Ciro e Cino cresce fino a diventare la "6ª Brigata garibaldina" costituita in Italia. Moscatelli diventa commissario politico, fino alla Liberazione, del raggruppamento delle divisioni garibaldine della Valsesia-Ossola-Cusio-Verbano.

 

 

Mario Muneghina "Mario"

 

Nato a Cuneo nel 1900 e morto a Milano nel 1987 fu volontario della prima guerra mondiale e partecipò all'impresa fiumana. Militante dell'Usi, comunista dalla fondazione del Pci, partecipa agli scioperi del primo dopoguerra. Per evitare le persecuzioni fasciste, si trasferisce prima a Barcellona e poi a Siviglia. Partecipa alla guerra civile in Spagna contro i fascisti del generale Franco. Torna in Italia e organizza la lotta al Fascismo. Dopo l'8 settembre, con un gruppo di operai ed armi prelevate dalla Innocenti raggiunge i monti dell'Ossola (Valle Antigorio). Da allora il capitano "Mario", nome di battaglia assunto da Mario Muneghina, sarà uno dei protagonisti della Resistenza nel Verbano e nell'Ossola. Dopo il rastrellamento di giugno, lascia il "Valdossola" e costituisce la 85° brigata Garibaldi "Valgrande Martire" in cui confluiscono i superstiti della "Giovane Italia". La "Valgrande Martire" partecipa alla liberazione dell'Ossola (settembre 1944). Dopo la fine della Repubblica dell'Ossola, dopo una lunga marcia sui monti, rientra in Val Grande dove riprende la lotta nel Verbano.

 

 

Bruno Rutto

Nato a Omegna nel 1921 e  morto nel 1986. Diplomato all'Istituto tecnico di Intra, era stato assunto all'Alfa Romeo di Milano poi era stato chiamato alle armi per frequentare la Scuola militare di Alpinismo di Aosta. Sottotenente del 3° Reggimento Alpini di Pinerolo, Rutto fu inviato con il Battaglione "Fenestrelle" in Jugoslavia e lì si trovava al momento dell'armistizio. Rientrato in Italia fu tra quei militari che, per primi, nel Cusio si aggregarono ai nuclei di partigiani costituitisi in Valstrona. Nel febbraio del 1944, dopo la battaglia di Megolo, dove Beltrami venne ucciso, Rutto divenne, comandante del superstite nucleo che prese il nome di "Primo Gruppo Patrioti". Questa formazione partigiana si ingrandì fino a diventare la Divisione alpina d'assalto "F. Beltrami" che, sempre al comando di Bruno Rutto, il 24 aprile 1945 liberò Omegna, per poi portarsi a Milano.

 

 

Ugo Scrittori

Nato a Lusigny (Francia) nel 1912 e morto a Villadossola nel 1996, fu operaio e soldato del Corpo automobilistico. Comandante del btg. autonomo "Fabbri" poi divenuto 83a brigata garibaldina "Comolli" che nell'aprile 1945 eseguì lo sminamento del tunnel del Sempione. Nel dopoguerra consigliere e assessore comunale a Villadossola.

Giovanni Battista Stucchi

Nato a Monza (MB) nel 1899 e morto a Bellamonte (TN) nel 1980. Mobilitato con i “ragazzi del ‘99”, dal 1917 partecipa alla Prima guerra mondiale con il grado di sottotenente di fanteria. Durante il ventennio fascista esercita la professione forense senza mai compromettersi con il regime. Richiamato alle armi nel 1939 è comandante della compagnia comando del 5° reggimento alpini con il quale vive l’esperienza della guerra e della disastrosa ritirata sul fronte russo, guadagnandosi una decorazione al valore militare sul campo. Rimpatriato nel marzo 1943, avvia a Monza e a Milano i primi contatti con gli ambienti antifascisti. All’armistizio dell’8 settembre 1943 riesce a sfuggire alla deportazione e con una settimana di marcia attraverso valli e monti raggiunge Santa Caterina Valfurva, conducendo in salvo una ventina di militari sbandati. Sua la proposta, accettata ma di fatto poi abbandonata dagli alleati, di sostenere con adeguate forniture di materiale bellico la liberazione di una valle di confine – in primis la Val d’Ossola – in cui concentrare le formazioni del partigianato locale, coordinandone l’attività con quella che, nell’estate di quell’anno, sembra prefigurarsi come l’offensiva conclusiva delle operazioni angloamericane sul fronte italiano. Stucchi raggiunge la Val d’Ossola dove, dopo la creazione della zona libera è nominato dal CLNAI coordinatore militare di tutte le forze partigiane. Caduta la repubblica dell’Ossola, riprende le funzioni di delegato militare a Lugano continuando contemporaneamente a prodigarsi in aiuto del movimento.

 

Pietro Carlo Viglio

Nato a Novara nel 1919 e morto a Milano nel 1995, laureato in scienze politiche, fu comandante di formazione autonoma poi divenuta 8a brigata "Matteotti". Nel dopoguerra amministratore a Milano e imprenditore con Cefis.

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