Sponda sinistra della Toce
Partendo da Domodossola, in direzione Beura si tocca Cosasca, dove ebbe luogo il 27 giugno 1944 un eccidio, passando poi per Vogogna, dove alla Masone si combatté una battaglia per la liberazione dell'Ossola nel settembre 1944.
A Premosello Chiovenda e nella frazione di Colloro - nido partigiano e più su negli alpeggi di Lut e La Piana - sono numerose le memorie della Divisione "Valdossola" e della lotta di liberazione, fra cui quelle dell'eccidio del 29 agosto 1944.
Passando per Cuzzago e giungendo in territorio mergozzese, anche le frazioni di Bettola e Candoglia e pure l'Alpe Vercio, oltre allo stesso abitato di Mergozzo furono teatro di pagine significative della Resistenza e proprio nel capoluogo ebbe luogo nel settembre 1943 una delle primissime deportazioni di cittadini israeliti, mentre poco oltre nel 1944 correva il confine della "Repubblica dell'Ossola".
Beura
Da Domodossola, per raggiungere Beura si percorre la strada provinciale a lato della quale, nel rettilineo poco dopo Cosasca, è visibile a sinistra il monumento che ricorda la fucilazione, avvenuta il 27 giugno 1944, dei 9 uccisi sette erano partigiani del "Valdossola", poi un gappista e ancora Teresa Binda mamma di un giovane combattente per la libertà, recatasi Val Grande durante il rastrellamento alla ricerca del figlio e poi catturata a Suna.
Questo monumento è stato di recente ristrutturato e, su progetto dell'arch. Giacomo Bonzani esperto di gnomonica, trasformato in una meridiana orizzontale non declinante ad ore babiloniche, la cui linea oraria richiama esattamente le 10.30 del 27 giugno 1944, ovvero l'esatto momento in cui si consumò l'eccidio.
Vogogna
A Vogogna, nei pressi del ponte della Masone, durante la prima liberazione dell'Ossola nel settembre 1944 si combatté una dura battaglia fra partigiani ed il presidio fascista di Piedimulera in fuga verso Domodossola.
Sopra il tunnel stradale è ancora visibile la casermetta, edificata nella prima guerra mondiale ed utilizzata anche dalla Guardia di Finanza, divenuta sede di un presidio della GNR e che il 24 maggio 1944 venne espugnata con uno stratagemma da tre partigiani, che catturarono 17 militi e numerose armi.
Nel caratteristico centro storico di Vogogna, appena dietro il Palazzo del Pretorio sorge la casa - destinata a sede del Parco nazionale della Val Grande - che fu dell'arch. Paul Vietti Violi e in cui, dopo la rioccupazione dell'Ossola e sino al gennaio 1945, soggiornarono alcuni ufficiali della Brigata Nera ministeriale, fra i quali Giorgio Almirante futuro fondatore e segretario del Movimento Sociale italiano.
Nella stazione ferroviaria vogognese una lapide ricorda il ten. Emilio Murciano, colpito il 2 febbraio 1945 durante l'attacco ad un treno blindato e deceduto successivamente a Domodossola.
Premosello
A Premosello, oggi Premosello Chiovenda, poco dopo l'armistizio del 1943, si costituì l'embrione di quella che sarebbe diventata la Brigata e poi Divisione "Valdossola", i cui fazzoletti verdi ebbero un ruolo importante nella prima liberazione delle vallate ossolane l'anno successivo.
Fondatore e comandante della formazione fu il magg. Dionigi Superti, morto in Spagna nel 1968 e oggi sepolto nel cimitero premosellese, al quale è anche dedicato lo slargo antistante, con targa e monumento.
La piazza centrale del paese ricorda la data del 29 agosto 1944, quando Premosello fu oggetto di una dura rappresaglia tedesca; alcune lapidi sugli edifici del centro segnano i luoghi delle uccisioni, mentre il Municipio reca ancora al suo interno alcuni segni dell'attacco.
Dopo Premosello Chiovenda si raggiunge e attraversa la frazione Cuzzago, nella cui stazione ferroviaria rischiò di essere fucilato il futuro Presidente della Repubblica italiana, Oscar Luigi Scalfaro.
Colloro
All'inizio della strada per Colloro - nido partigiano per eccellenza, ad una ventina di minuti d'auto dal capoluogo Premosello Chiovenda - è stato eretto nel 1984 il Monumento all'Alpigiano, in ricordo del contributo dato dalle genti di montagna alla lotta di liberazione, in particolare durante il rastrellamento della Val Grande nel giugno 1944.
Sopra Colloro, all'Alpe Lut - raggiungibile su strada gippabile previa autorizzazione - sorge la chiesetta-santuario dei reduci edificata dopo il secondo conflitto mondiale, con ampliamento della primitiva cappelletta, mentre un'alta croce metallica a ricordo dei partigiani del "Valdossola" si erge su di uno sperone a picco sulla valle.
Un progetto dell'arch. Paul Vietti Violidi Vogogna prevedeva un tempio-ossario con le spoglie di tutti i Caduti locali della lotta di liberazione, quasi una Redipuglia della Resistenza ossolana. Poco oltre, all'Alpe La Piana, un monumento voluto nel 2000 dai partigiani del VCO e posto a lato del sentiero che conduce in Val Grande, perpetua il ricordo dei partigiani caduti e la riconoscenza alle popolazioni locali.
Le frazioni di Mergozzo
Da Cuzzago di Premosello, proseguendo in direzione Mergozzo si costeggiano le linee ferroviarie che collegano Milano e Novara con Domodossola, i cui ponti - proprio in questo tratto - furono più volte sabotati dai partigiani, provocando anche il deragliamento di vagoni e locomotive.
Sopra il piccolo abitato della frazione di Bettola sono ancora visibili i segni della frana provocata dall'esplosione di una postazione in caverna della prima guerra mondiale, fatta saltare dai guastatori tedeschi nel giugno 1944, danneggiando molte case sottostanti.
Di seguito si incontra la frazione di Candoglia, nella cui stazione ferroviaria il 10 luglio 1944 fu ucciso in uno scontro a fuoco il partigiano della "Valtoce" Paolo Stefanoni, che aveva fermato un treno nel tentativo di far disertare alcuni soldati del Protettorato Boemia-Moravia - conosciuti come i "cecoslovacchi" - incorporati nell'esercito tedesco. L'Alpe Vercio fu invece bombardato da aerei fascisti.
Mergozzo
Il caratteristico borgo lacuale di Mergozzo fu teatro, il 15 settembre 1943, di uno dei primi prelevamenti di ebrei nella zona: i componenti delle famiglie Covo-Arditi, abitanti in una villa sulla collinetta del Sasso, vennero catturati da militari tedeschi e di loro non si ebbero più notizie.
Dalla stretta strada che attraversa l'abitato mergozzese si diparte - come indicato da un cartello segnaletico - una carrozzabile per la frazione montana di Bracchio, da cui una mulattiera conduce agli 828 metri dell'Alpe Vercio, località in cui una lapide posta sul muro della chiesetta ricorda il bombardamento aereo del 29 aprile 1944, quando alcuni velivoli dell'Aeronautica Militare della R.S.I. distrussero diverse baite, ritenute rifugio dei partigiani.
Oltre Mergozzo in direzione Verbania su di una roccia a sinistra della litoranea sorge uno dei cippi che ricordano il confine della "Repubblica dell'Ossola" che qui correva dal settembre '44 e sino alla caduta della zona libera.